Posted on 27 Dicembre 2011.
di Mauro Ragosta
E’ d’obbligo, prima di dare l’abbrivo alle argomentazioni che illustreranno gli aspetti economici più vicini ai nostri tempi del sud est della provincia di Lecce, chiarire che cosa si intenda per recenti tendenze e perché si è scelto un determinato arco temporale. Ciò è rilevante non solo per una corretta impostazione della disamina in questione, ma anche per capire meglio le dinamiche attuali. Più nello specifico, quindi, il periodo che consideriamo prossimo a quello attuale va dal dopo guerra alla caduta del muro di Berlino.
Dal 1989, infatti, l’economia, ma anche la società, si è mossa in maniera diversa rispetto al passato ed anche a gran parte della seconda metà del Novecento, che quindi costituisce un periodo ben definito nei termini e nelle dinamiche. Da un contesto relativamente prevedibile ed entro certi limiti programmabile si è passati a scenari fatti di equilibri estremamente precari.
Questi ultimi si basano sulla competizione e sulla riorganizzazione continua, sull’individualismo e sullo sviluppo veloce, su un capitalismo, che da finanziario si sta trasformando in cognitivo. Naturalmente, in merito a quest’ultima affermazione, è bene precisare che essa va al di là dell’attuale crisi, che è ancora frutto del vecchio mondo e condotta dunque ancora con strumenti tradizionali. E pertanto tutto ciò che va dalla fine degli anni ’80 possiamo considerarlo attualità, quasi cronaca. Un’attualità che ci condurrà verso scenari inediti dove cultura e creatività saranno il perno delle economie più avanzate.
Premesso ciò, che dire delle dinamiche recenti dell’economia del sud est leccese? Ma certamente che esse hanno seguito le vicende che maggiormente hanno caratterizzato la provincia, sia pur con toni meno marcati rispetto a quelli tracciati dall’area leccese dell’arco ionico e del capoluogo. Ma ciò che è veramente rilevante è che esse hanno portato a uno sviluppo economico diffuso dell’intero territorio del sud est. In particolare, il periodo in questione (1950-1989) è una parentesi della storia economia di quest’area dove viene scalfita la polarizzazione del centro di Maglie, che soprattutto negli anni ’60 e ’70 vede adombrato il suo tradizionale primato, come centro economico e commerciale del sud est. Favorita da sempre per la sua posizione geografica, dopo il 1963 si affiancano ad essa i centri di Tricase e Poggiardo. Anzi, Tricase sopravanzando Maglie, sul finire degli anni ’80, diventa il centro industriale del sud est per eccellenza. Al riguardo, poche statistiche bastano a mettere in evidenza tale realtà. Dal censimento dell’Istat del 1991, infatti, emerge che, con riferimento all’industria, a Tricase nel settore si addensano 1180 addetti in 136 aziende, mentre a Maglie solo 762 in 162 imprese.
Poggiardo, invece, fanalino di coda di questa nuova focalizzazione del fenomeno economico, concentra 573 addetti in 81 aziende. E dunque va ribadito che la riorganizzazione delle centrature economiche a livello territoriale naturalmente hanno avuto come effetto uno sviluppo possibile anche per le aree periferiche locali, rispetto alla leadership magliese.
I dati menzionati sono ancor più significativi se si considera che in questo periodo l’economia del sud est, come dell’intera provincia, si riqualifica, perdendo peso economico in maniera vieppiù crescente l’agricoltura, lasciando il passo all’industria ed in particolare di quella dei settori del tessile, dell’abbigliamento e delle calzature. Insomma, il cosiddetto Tac (acronimo dei tre settori citati) diventa il fenomeno economico più rilevante, soprattutto dopo il 1970. E se l’Acait rappresentava l’emblema della tradizionale economia, nel periodo trattato quello più significativo è sicuramente l’Adelchi. Ma a questa va aggiunta anche l’azienda dei D’Oria a Maglie, anticipatrice di molte tendenze strategiche e produttive del tessuto produttivo leccese.
Inoltre, a rafforzare le economie di questi tre poli è la mano pubblica, che, a partire da metà degli anni ’70, qui disloca i centri sanitari e di istruzione più rilevanti di tutta l’area, con ricadute sul settore commerciale di non poco conto dei centri di Maglie, Tricase e Poggiardo.
I principali risvolti di queste dinamiche, che tuttavia non dureranno nel tempo e già oggi molti di questi connotati economici vanno perdendosi, hanno portato a una riqualificazione della sottostante società, dove il tradizionale proprietario terriero, punto di riferimento di maggior rilievo fino agli anni ‘60, è stato soppiantato da una moderna borghesia fatta di imprenditori, professionisti e pubblici dipendenti. Insomma, l’attuale classe dirigente, che si sta adoperando a far transitare l’area verso un’economia al passo con i tempi, compatibilmente con i suoi limiti e le sue potenzialità e che pertanto è la principale responsabile dell’adeguatezza delle trasformazioni in atto.