Dal luogo della cultura ai luoghi della cultura: si è svolto alla libreria Liberrima il dibattito tra i sei candidati sindaco del comune di Lecce, sulle papabili proposte per lo sviluppo e l’incremento del patrimonio culturale della città, e la giusta valorizzazione di alcuni luoghi che meritano di essere messi in luce per la loro importanza culturale: l’Accademia delle Belle Arti, il Castello Carlo V, il Teatro Apollo, il Museo della Cartapesta, il Must, il Teatro Romano, il Conservatorio Tito Schipa . L’iniziativa promossa da SalentoWeb e InCima-Social Network Strategy ha avuto lo scopo di invitare i candidati a rivelare le idee, scoprire i futuri progetti e rispondere alle seguenti domande di interesse comune: Lecce produce Cultura?
Quella Cultura che oltre a tutelare e valorizzare i Beni Storico/Artistici riesce a fare “impresa” e quindi crea nuove opportunità di lavoro? Basta l’arte esistente per promuovere il turismo e, di conseguenza, l’economia? I candidati Paolo Perrone (centrodestra), Loredana Capone (centrosinistra), Luigi Melica (Terzo Polo), Antonio Capone (Verso Lecce), Andrea Valerini (Alternativa comunista) e Maurizio Buccarella (Cinque stelle), hanno dato luogo ad un dibattito acceso, che però ha manifestato, sin dalle prime battute, il suo carattere essenzialmente bifronte palesato dai continui rimandi politici, neanche troppo velati, tra il sindaco Paolo Perrone e la vicepresidente della regione Loredana Capone. Una lotta impari tra i candidati che non ha impedito alla cultura di presentarsi come assoluta protagonista della serata. Coniugata nelle forme più diverse ha permesso a tutti i candidati di proporre futuri progetti, non solo per la città di Lecce ma anche per tutto il territorio salentino.
Modulato con imparzialità e professionalità dalla giornalista Lara Napoli, il dibattito attivo e inter-attivo si è sviluppato sui binari di una partecipazione dinamica, che ha coinvolto sia gli spettatori astanti, che il popolo di internet presente con una serie di domande formulate attraverso il web. Il popolo sovrano ha evidenziato: carenze strutturali dei luoghi deputati alla cultura, una inadeguata informazione egli eventi proposti, una mancata attenzione verso un processo culturale che non cresce di pari passo con lo sviluppo tecnologico, la gestione parziale e poco trasparente dei bandi, e soprattutto la macroscopica distanza tra le istituzioni e i cittadini, a cui corrisponde un microscopico interesse politico verso i giovani, il primario patrimonio artistico e culturale del territorio. Non sono mancate le domande più specifiche e circostanziali riguardanti la Fondazione Memmo e la Triennale d’Arte Sacra a Lecce. La possibilità di affrontare tanti argomenti legati alla cultura ha permesso ai candidati di smarginare i confini dell’argomento specifico, spaziando su temi di carattere generale. Parla di una cultura circolare a produzione continua l’avvocato Loredana Capone che con la concretezza tipica delle donne esplicita il carattere pragmatico e concreto di un processo culturale, che per produrre deve necessariamente coinvolgere pubblico e privato. Propone di investire sulla valorizzazione di tutti i beni culturali della città, al fine di creare un continuum operativo che sia in grado di investire, fruire e re-investire. La Capone prospetta la creazione di un teatro della contemporaneità per il futuro, e risponde positivamente alla richiesta di maggiori attenzioni verso le tecnologie, attraverso un collegamento in rete di tutte le strutture culturali della città. Una città che per esplicita natura, ribadisce la Capone, è già luogo aperto di arte sacra e spazio artistico d’eccellenza. Paolo Perrone apre con una nota critica, e non si esime dal parlare da sindaco e padre dei leccesi, quando rivendica per i suoi figli-cittadini maggiore attenzione da parte della regione che, nella gestione e distribuzione dei fondi, penalizza la sua città in favore di altri paesi e di altre iniziative regionali. Consapevole del ruolo di candidato-sindaco, espone i suoi progetti per il futuro, ribadendo il suo parere favorevole alla Fondazione Memmo, e proponendo l’idea di un “Cartellone Unico” che promuova gli eventi locali su un raggio d’azione extraterritoriale. Luigi Melica punta su una rivoluzione strutturale antecedente al fare, e da professore parla di giusto merito già nella fase della selezione degli operatori culturali, puntando sulla trasparenza della scelta e su un campo più ampio che travalichi i confini della città. Guarda ai giovani di tutto il salento il professore Melica quando espone il programma “Europa Creativa 2014-2020”, che porterebbe fondi per promuovere tutti i campi culturali e creativi: il cinema, la TV, la cultura, la musica, le arti dello spettacolo, mentre da sindaco assicura che costituirà l’Ufficio Progetti Europei e l’Ufficio Progetti dell’Università. Sviluppa un’analisi fortemente ancorata alla realtà Antonio Capone che non esclude, per il bene pubblico, la possibilità di coinvolgere anche i privati nella promozione culturale, conscio del periodo di crisi che attraversa la società, e che investe inesorabilmente anche la cultura.
Si riconosce peraltro favorevole alla collaborazione con la Fondazione Memmo, e con le possibili iniziative della Curia. Meno propositivo Maurizio Buccarella che in una nota di anti-politica fa riecheggiare il dissenso popolare che serpeggia nella cittadinanza, non solo locale. Si fa portavoce di un sentimento di sfiducia generato da domande che rimangono senza risposte e chiede con forza, maggiore trasparenza e un uso più oculato delle tecnologie. Andrea Valerini non lascia spazio al compromesso dialettico, e scopre il velo del perbenismo nel momento in cui richiede una democratizzazione reale di tutti i luoghi della cultura. Ricorda tutti i giovani che vanno via dal territorio, ma focalizza l’attenzione anche su tutti i ragazzi che rimangono e che sono privati della possibilità di esprimersi. Punta il dito contro le tante, troppe barriere architettoniche e culturali che soffocano sul nascere iniziative valevoli ma non adeguatamente fruibili. E controcorrente rispetto agli altri candidati dice no agli interventi dei privati, e sulla triennale di Arte Sacra non nasconde un anticlericalismo di fondo. Sapremo il 7 Maggio quale cultura troveremo nei luoghi deputati, e quali luoghi investirà la cultura.
Maria Rosaria Contaldo