È in libreria La Bottega del Rigattiere di Paolo Vincenti (Lupo Editore), bell’esempio di scrittura ibrida sospesa tra poesia e narrativa, teatro e musicalità della parola.
Un itinerario spazio-temporale dove le due dimensioni non sono mai date per scontate, ma che anzi faticano a manifestarsi, dando luogo a certe a-spazialità e a-temporalità che avvolgono il lettore col manto variegato e suadente del possibile nell’impossibile, del mostrarsi della parola anche dove la parola sembra nascondersi.
Un labirinto scritturale disseminato nel negozio personale di Paolo Vincenti, nel bric-a-brac della memoria senziente e subcosciente, dove le chincaglierie sono vita. A questo proposito sono chiare le parole di Carmen De Stasio, che nell’introduzione all’opera scrive:
La vita è un groviglio narrativo di episodi, prosodie, chiose, chiuse capitolazioni, capitoli e capitomboli. E allorquando si tratta di capitoli, sono due le opportunità: ovvietà e senso di acquiescenza. Nulla di questo compare nel testo di Paolo Vincenti. E d’altronde è lo stesso titolo a darcene misura.
Il percorso dello scrittore, così eclettico e decentrato rispetto al logos caratterizzante la messa in scena della parola a senso unico, porta, in questo lavoro, ad una quasi sublimazione della promiscuità alchemica dettata dalla formula verbo-voce-pensiero, in un tutt’uno cosmico che trascina l’astante verso una profondità concettuale e un’apertura alla semantica del senso-parola.
Attinente è quanto scritto a proposito dell’opera di Vincenti da Luciano Pagano su Musicaos.it:
La Bottega del Rigattiere di Paolo Vincenti è un testo che racchiude una grande ambizione, quella di costituire un’opera trans-genere, che si presenti allo stesso tempo come prosa, poesia, riflessione, romanzo, teatro; parola scritta e allo stesso tempo spettacolo della parola. Paolo Vincenti non è nuovo a questo tipo di ibridazioni letterarie e, in questa prova, ha raggiunto un equilibrio delle sue potenzialità espressive; non a caso, in contemporanea all’essere-libro della bottega, esiste uno spettacolo musicale-riflessivo-poetico, una sorta di wunderkammer rizomatica e itinerante ideata dall’autore.