La cultura e l’arte salentina sono in lutto per la recente scomparsa di Luciana Palmieri, protagonista di una delle storie culturali più interessanti di Terra d’Otranto.
Personalità particolarmente dotata, dopo essersi laureata a pieni voti presso l’Ateneo Salentino, ha completato gli studi in Francia sotto la guida di alcuni luminari della Sorbona. E proprio a Parigi, e in altre celebri località francesi, Luciana ha partecipato a numerosi eventi, lasciando sempre il segno del suo passaggio.
Tornata in Italia, si è specializzata in Scienze e Storia della letteratura italiana con Mario Petrucciani, subentrato a Giuseppe Ungaretti alla cattedra di Letteratura Italiana presso l’Università della Sapienza di Roma, con una tesi dal titolo – per noi salentini emblematico – “Analisi sull’Epistolario di Girolamo Comi”.
La Palmieri ha sempre dimostrato un grande amore per la cultura meridionale, in particolare salentina; ne danno prova i suoi libri e i numerosi articoli (che portano la sua firma) apparsi sui quotidiani riguardanti artisti contemporanei che molto hanno dato al Salento.
Luciana Palmieri è stata la madre della Fondazione Palmieri (onlus che ha come scopo principale quello di diffondere la cultura salentina nel mondo) con la quale ha portato avanti diversi progetti di grande portata culturale, organizzando eventi, tenendo conferenze e dimostrando una lucidità eccezionale nell’intercettare nuove forme artistiche presenti sul territorio salentino.
Riservata e raffinata, la Palmieri non prestava orecchio alle ciarle che molto spesso accompagnano gli ambienti artistici e sapeva essere d’una squisitezza unica come ricorda, non senza un velo di commozione, Giuseppe Zilli, artista che ha avuto la fortuna di collaborare con lei in più di un’occasione: “Ho conosciuto Luciana qualche anno fa, in occasione di un suo lavoro (poi diventato un libro) riguardante la chiesa della Madonna della Neve a Galugnano. Era una donna eccezionale, che stava al di sopra dei pettegolezzi e degli intrecci della cultura salentina. Una persona vera che lascerà un vuoto incolmabile, prima che culturale, umano”.
Gianluca Conte