Posted on 22 Novembre 2011. Tags: 150°, Cannole, città delle Lumache, mostra, Risorgimento, Unità d’Italia
Se qualcuno lo avesse dimenticato, questo è l’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Innumerevoli sono state le iniziative nel panorama nazionale e locale per la promozione della cultura storica del periodo risorgimentale e unitario, e in questo quadro si inserisce la mostra organizzata presso il comune salentino di Cannole, comune noto anche come città delle lumache.
A Cannole presso la scuola media di via Aldo Moro, prende il via giovedì alle 19 una manifestazione culturale sul tema risorgimentale.
In mostra oltre una quarantina di documenti e cimeli del Risorgimento provenienti da collezioni private da tutta Italia, lettere originali autografe di Mazzini, Cavour, Garibaldi, Cairoli, La Marmora, Cadorna, Liborio Romano, Giuseppe Pisanelli, Vittorio Emanuele II primo Re d’Italia e di altre figure chiave del Risorgimento, ma anche una raccolta di litografie risalenti al 1859-60 raffiguranti personaggi storici e una particolare raccolta di cimeli risorgimentali composta da parti di uniformi garibaldine, medaglie, foto e spade.
Il programma prenderà il via con l’apertura della mostra giovedì 24 novembre alle 19, con il dibattito e la presentazione mostra, al quale interverranno il sindaco di Cannole Adriana Petrachi, Luigi Spedicato, docente di Sociologia della Comunicazione presso l’Università del Salento. Gli orari di apertura della mostra saranno venerdì 25 dalle 17 alle 21.
Sabato 26 e domenica 27 visita dalle 9 alle 13 (per visite scolastiche) e dalle 17 alle 21.
Jenny De Cicco
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Posted on 16 Marzo 2011. Tags: 150enario, Garibaldi, Marino Catanzano, Risorgimento, Unità d’ Italia
Ci sono storie che possono attendere generazioni, sopite nei cantucci della memoria di una delle famiglie più antiche della Città dei Martiri. Eppure sono lì, dietro l’angolo di uno dei borghi storici della città e attendono solo che la curiosità, il caso o un grande avvenimento le faccia venir fuori da un cassetto dove sono custodite con cura. E’ proprio da un cassetto della sua casa che Luigi Marino Catanzano, insieme al fratello Ferruccio Marino, tira fuori quattro medaglie appartenute al bisnonno Marino. Siamo a Borgo Monte, il quartiere degli Aragonesi dove abitano i Catanzano da più di 150 anni. Ad attenderci nel salotto dove fa bella mostra di sé uno splendido panorama del pittore idruntino Gio’ Samm c’è Luigi con il fratello Ferruccio, che di secondo nome fa Marino come l’avo garibaldino. “Un uomo alto 2 metri e quindici, biondo e con gli occhi azzurri e dalla forza portentosa – racconta orgoglioso Luigi- tanto che si racconta che riuscì a tener testa a tredici soldati dell’esercito borbonico e a prenderli in ostaggio”. Un gesto che Marino pagò con 18 mesi di carcere sull’isola di Favignana con l’accusa di cospirazione contro il governo borbonico.
Figlio di Luigi e Maria Salina, nacque il 18 agosto del 1836 a Otranto, dove poi morì a 80 anni, il 22 dicembre 1916, dopo una vita lunga e avventurosa. Luogotenente di Garibaldi, prese parte alle campagne delle Camicie rosse sin dalla battaglia dei ponti della Valle di Maddaloni del primo ottobre 1960, per la quale venne insignito della medaglia al valore militare. La medaglia con la fascia blu è uno dei trofei che il pronipote Luigi custodisce con cura: “Se guardi in controluce al centro della medaglia, è incisa la data dell’1 ottobre 1860” dice Luigi avvicinandosi alla finestra e facendoci leggere la scritta vergata dalle mani del gigante garibaldino: “Le quattro medaglie le ho restaurate io, perché i nastrini si erano consumati”. Dopo le campagne del marzo 1861 grazie alle quali venne proclamata l’Unità d’Italia, Marino vestì la camicia rossa e i blu jeans dei garibaldini fino all’ invasione del Trentino del 1866. La sua carriera militare continuò nell’esercito sabaudo, dove venne integrato con il grado di sergente.
Luigi legge anche con orgoglio il sonetto del poeta idruntino Antonio Sforza dedicato a Marino, dalla raccolta “Utrantu”, dal quale traspare il suo carattere deciso e la sua poca simpatia verso il clero. Persino le cronache dell’epoca rivelano la sua indole. Luigi Casentino, cronista de “La Provincia di Lecce”, in un articolo del settembre 1910 intitolato “Una provocazione” e rinvenuto dallo storico Gianni Donno, testimonia un curioso aneddoto: il giorno in cui Marino Catanzano provocò la folla urlando contro seminaristi, preti e democristiani che, giunti da Lecce per il corteo della commemorazione dei beati Martiri idruntini, portavano il Tricolore e non le insegne del Vaticano (almeno così racconta Marino) urlando “Viva il Papa!”. Per tutta risposta Marino, seccato e indispettito, rimarcò il proprio dissenso con un sonoro “Viva Garibaldi!” che, mosso all’ indirizzo dei “papalini”, suonò quasi come un richiamo alla Breccia di Porta Pia.
Salvo Sammartino
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