Antonio Maggio se n’è andato in silenzio, con un funerale che si è tenuto a Scorrano nella chiesa madre, tra parenti e amici e i tanti concittadini che lo conoscevano. Antonio, 29 anni, artigiano di pietra leccese, si è suicidato ieri, lasciando un biglietto ai propri cari, in cui ha spiegato il suo gesto, dovuto a quanto pare al problema del lavoro, che lo accomuna ai tantissimi giovani che non riescono, pur tentando, a trovare la propria strada. Antonio Maggio aveva perso il padre un anno fa e viveva con la madre e il fratello minore: da due mesi era senza lavoro, ma non aveva smesso di cercare. Gli scorranesi lo descrivono infatti come un bravo ragazzo molto volenteroso: purtroppo, Antonio non solo non ce l’ha fatta a trovare un nuovo lavoro, ma non ce l’ha fatta più a vivere. È stato trovato impiccato dai suoi cari, dopo che non era sceso al mattino per la prima colazione, lasciando un enorme vuoto tra chi gli ha voluto bene. In questi casi ci si ritrova sempre a chiedersi il perché di una morte iniqua, prematura, innaturale com’è innaturale a un genitore sopravvivere al proprio figlio. E viste le ragioni di questo suicidio la tristezza diventa ancora maggiore: è triste pensare che il lavoro non sia più quello su cui si basa la nostra repubblica, come afferma la Costituzione Italiana, ma una ragione per cui togliersi la vita.