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Trivelle, Introna: “Tutta la Puglia contro, ora tocca al Parlamento”


Si ritorna a parlare di trivellazioni, problema che da tempo unisce tutte le forze politiche di ogni colore in un unico grido: no alle trivelle. Si è espresso in tal senso il presidente del consiglio regionale Onofrio Introna:

“Bene la condivisione, bene l’unità di intenti nella battaglia a difesa del nostro mare dal petrolio – ha affermato – ma la Puglia deve continuare a parlare con una sola voce: quella del buon senso”.

Introna, dunque, ha rivolto il proprio appello all’uniformità di toni tra le forze politiche:

“Apprezzo da sempre la linea comune che centrodestra, centro e centrosinistra stanno sostenendo e mi compiaccio che tutti abbiano sposato la causa ‘no trivelle’, ma sarebbe auspicabile affrontare senza eccessi di animosità una sfida che si annuncia lunga e difficile. E senza cercare di scavalcarsi a vicenda su posizioni radicali. Abbiamo ottenuto dal ministro Clini un’indicazione importante – ha continuato il presidente – quella di un percorso legislativo da seguire perché venga messa al bando ogni attività di ricerca e prelievo di idrocarburi in mare. Sarebbe il caso di convergere tutti verso questo obiettivo concreto e fermare in tal modo l’iter delle autorizzazioni”.

In tal senso, seguendo la linea indicata dal ministro, si è già mosso il presidente Vendola, inviando una nota ai segretari nazionali dei partiti, per un’iniziativa parlamentare condivisa. Intanto Introna punta a estendere il fronte istituzionale coinvolgendo le altre regioni:

“Ho già chiesto di iscrivere l’argomento all’ordine del giorno della Conferenza plenaria dei presidenti dei consigli regionali, a Roma, giovedì 20 settembre. Chiederò che tutte le Regioni italiane assumano un indirizzo comune, seguendo Puglia e Veneto nell’adozione di una proposta di legge da inviare a Camera e Senato perché il divieto dello sfruttamento dei mari della penisola per la coltivazione di idrocarburi possa diventare norma nazionale. È importante, peraltro, che il Parlamento venga sollecitato ad adottare la legge prima dello scioglimento delle Camere nel 2013 e prima che molte trivelle possano entrare malauguratamente in funzione”.

Introna ha inoltre sollecitato il collega presidente del consiglio regionale del Friuli, Maurizio Franz, a confermare la disponibilità a ospitare a Trieste la Conferenza internazionale sul mare, il prossimo 9 novembre. Sarà così possibile avviare, d’intesa con il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, l’organizzazione dell’appuntamento che riunirà tutte le regioni adriatiche e del Mediterraneo europeo,

“per affrontare le tematiche comuni della tutela dei mari da ogni inquinamento. Così come sarebbe auspicabile – ha concluso il presidente Introna – che tutte le forze politiche, senza distinzioni e con la partecipazione già garantita in passato, collaborino con la rete “No Triv” e il comitato “No petrolio Sì energie rinnovabili” alla riuscita della manifestazione del 6 ottobre a Manfredonia”.

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Manifestazione no petrolio il 21 gennaio a Monopoli


Al via l’organizzazione della manifestazione contro le trivelle nell’Adriatico del 21 gennaio “Più verde, meno nero” prevista a Monopoli, per protestare contro l’estrazione d’idrocarburi. La Puglia scenderà in piazza a difesa del proprio modello di sviluppo sostenibile.

Il presidente del consiglio regionale, Onofrio Introna ha fatto il punto delle fasi organizzative con i rappresentanti del comitato anti trivellazioni petrolifere nell’Adriatico, costituito dalla Regione, dal comune monopolitano, province, amministrazioni comunali e associazioni.

Prevista una grande mobilitazione, che coinvolgerà i cittadini, pugliesi e non solo, e poi tutte le componenti politiche e sociali in salvaguardia del territorio, per ribadire il no al petrolio e il sì a una legge nazionale di divieto e a una moratoria europea dell’installazione di piattaforme offshore d’estrazione d’idrocarburi in mare.

Il presidente Introna invita alla collaborazione i sindacati, il mondo professionale, le imprese, soprattutto quelle marinare per uno “sviluppo turistico ed economico sano” e si farà promotore d’un appello alla partecipazione di tutte le Regioni costiere italiane. “Facendo seguito al documento contro le trivellazioni approvato all’unanimità nella recente riunione plenaria della Conferenza delle Assemblee legislative – ha detto Introna – chiederò ai colleghi presidenti delle regioni adriatiche e del Mediterraneo europeo di aderire alla manifestazione di gennaio a difesa del mare. Mi auguro di vedere sfilare con il gonfalone della Puglia i simboli delle altre quattordici regioni marinare: dalla Liguria alla Calabria fino al Friuli, passando per la Sardegna e la Sicilia”.

Una pagina su Facebook raccoglierà le adesioni alla campagna ambientalista.

La prima adesione a opera presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, assieme a quella di Introna, ma “tutti, forze politiche e sociali, associazioni, artisti, esponenti della cultura, sportivi, donne e uomini che hanno a cuore il futuro sano delle prossime generazioni sono invitati – dal presidente dell’assemblea pugliese – a sottoscrivere un manifesto blu, come le bandiere che le nostre spiagge devono continuare a collezionare da Ventimiglia a Trieste, passando per le coste pugliesi, minacciate da Mola a Otranto e perfino alle Tremiti dallo spettro di un fluido nero come il petrolio”.

Jenny De Cicco

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La battaglia anti trivelle approda a Bruxelles


Allarme internazionale per le prospezioni geosismiche alla ricerca di idrocarburi nell’Adriatico. Si pensa che danneggino il fondale, alterando l’ecosistema marino.

L’allarme parte dall’associazione Oceana che s’impegna nella difesa dei mari e fa assumere carattere internazionale alla battaglia degli ambientalisti pugliesi.

Con un comunicato diffuso dalla sede di Bruxelles, Oceana riporta le dichiarazioni di Nicolas Fournier, suo coordinatore, in cui si invita il ministro dell’ambiente Corrado Clini a presentare una moratoria contro le operazioni di estrazione in fase d’approvazione, di cui sono esempio i progetti della compagnia irlandese Petroceltic tra l’Abruzzo e le isole Tremiti, dell’inglese Spectrum Geo per la costa adriatica tra Rimini e la Puglia, o l’australiana Audax Energy per lo stretto di Sicilia che include Talbot, Pantelleria e le rive Avventura.

“Crea preoccupazione la recente approvazione, da parte del Ministero italiano dell’Ambiente, di permettere alla compagnia britannica Northern Petroleum di condurre delle esplorazioni sismiche al largo della costa sud della Puglia, in un’area che si estende per più di 6600 chilometri quadrati e che è limitrofa a nove zone speciali di conservazione (Zsc) integrate nella rete ecologica Natura 2000, a un parco nazionale, a delle aree speciali protette di importanza mediterranea (Aspim) in base alla Convenzione di Barcellona e ad un’area marittima protetta in base alla legislazione italiana (Elenco Ufficiale delle Aree Protette del 27/04/2010) – sostiene il coordinatore di Oceana – Queste aree sono di estrema importanza per conservare la biodiversità europea dato che sono state specificatamente scelte per le loro straordinarie caratteristiche nazionali e che proteggono delle specie a rischio di estinzione, delle specie rare e degli habitat dalla crescente pressione antropogenica. Dopo aver recentemente acquisito dati sismici nelle acque pugliesi, talvolta in siti molto vicini alla costa (7.3 miglia), Northern Petroleum sta pianificando di cominciare il perforamento al largo nel primo semestre del 2012. Il governo italiano deve dare il buon esempio contro l’aumento dello sfruttamento degli idrocarburi se non vuole mettere a repentaglio l’economia costiera e la qualità dell’ambiente marino – dice Fournier – Non vogliamo dover assistere ad un altro disastro come quello del Deepwater Horizon nel Mediterraneo e tuttavia questa eventualità rimane molto alta a causa dell’incompleto quadro normativo europeo sulle piattaforme al largo”.

Nell’allarmante documento si dichiara la necessità di proteggere il delicato ecosistema dei fondali pugliesi, per proteggere le specie di fauna e flora dall’attività estrattiva, come crostacei, balene e cetacei “che in passato sono stati trovati incagliati a terra con lesioni causate dalle attività di esplorazione sismica”. A rischio anche 65 chilometri quadrati di foresta di posidonia oceanica Virginale, un habitat “prioritario” in base alla direttiva europea e svolge la fondamentale funzione di assorbire il diossido di carbonio. Ma l’allarme viene lanciato anche da Maria D’Orsogna, docente di fisica, esperta di petrolio e gas, alla California State University, secondo la docente le trivellazioni metterebbero a rischio l’intera comunità e la pesca e il turismo.

Jenny De Cicco

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Trivelle nell’Adriatico? I politici pugliesi insorgono si muovono in modo diverso ma in maniera unanime per impedire le attività petrolifere


Il presidente del consiglio regionale Onofrio Introna scrive al neominstro dell’Ambiente Corrado Clini, Salvatore Negro propone azioni alla Greenpeace, il senatore pugliese del Pd Salvatore Tomaselli incontra il Ministro Clini nella serata di ieri, per manifestare la preoccupazione sulle autorizzazioni a effettuare ricerche e indagini geofisiche propedeutiche alle attività di estrazioni petrolifere nel Mare Adriatico, dalle Tremiti al Salento.

Clini ha assicurato il senatore Tomaselli che affronterà il dossier e che, nel corso della prima audizione in Parlamento, prevista presso la commissione Ambiente del Senato per mercoledì prossimo alle 11, risponderà alla richiesta di bloccare le procedure.

La lettera di Onofrio Introna esprime i timori nei riguardi delle azioni della società Northern Petroleum che “ha dal Governo precedente le autorizzazioni per effettuare le prospezioni al largo del nostro mare, nonostante il diniego emesso dalle sentenze del Tar”. Frazionando la richiesta di Via in cinque tronconi, ha eluso la normativa e le sentenze del Tar che impongono una sola Via, per valutare l’impatto totale degli interventi. Introna invita il ministro Clini: “Venga in Puglia ad ammirare un mare senza trivelle e intanto sospenda i permessi”.

“Mi permetto di suggerirle di iscrivere nella sua già fitta agenda di lavori una visita in Puglia, che sogna un futuro senza mostri di ferro in mare – scrive augurando poi buon lavoro al neominisrro Clini – La vicenda è nota al ministro, considerata la continuità da venti anni ai vertici amministrativi del Dicastero – ma ricordo ugualmente a Clini il no di tutto il territorio e dell’intero consiglio regionale alle prospezioni petrolifere in Adriatico, il parere negativo della Regione Puglia e di tutti gli enti e soggetti interessati, la proposta di legge alle Camere approvata il 20 luglio all’unanimità da questa Assemblea e aperta a tutte le Regioni adriatiche, per il divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi in mare”.

Si aggiunge all’appello di Introna la nota di Salvatore Negro, Udc, che annuncia azioni concrete, con metodi alla Greenpeace.

“Nessuno tocchi il mare di Puglia. Noleggeremo una nave per bloccare qualsiasi tentativo di trivellazione al largo delle nostre coste. Come Udc facciamo nostra l’iniziativa, già lanciata a settembre dal presidente della Provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese, di salpare con una nave per impedire che le trivelle della Northern Petroleum e di qualsiasi altra compagnia petrolifera si avvicinino alle coste pugliesi. Allo stesso tempo aderiamo all’invito dell’assessore regionale Lorenzo Nicastro e siamo pronti a partecipare a qualsiasi iniziativa di democratica protesta pur di scongiurare questo attentato alla bellezza del nostro mare e alla economia della Puglia che soprattutto grazie alle bellezze naturali, paesaggistiche ed architettoniche ha visto incrementare i flussi turistici sul proprio territorio negli ultimi decenni”.

Jenny De Cicco

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Trivellazioni in Adriatico, pochi giorni e si parte. Ma gli ambientalisti non mollano


Al via le trivellazioni sulla costa adriatica. Il conto alla rovescia sembra volgere al termine, e a nulla sono valse le tante mobilitazioni ambientaliste: ancora pochi giorni e si darà il via alle trivellazioni al largo del mare di Brindisi. E dopo le operazione di monitoraggio del sottosuolo marino legate alla ricerca dell’oro nero al largo delle isole Tremiti e al largo di Monopoli, ancora la Puglia al centro di un allarme ambientalista legato ai permessi in possesso dell’azienda inglese Northern Petroleum che, oltre ad aver ottenuto la possibilità di trivellare le coste brindisine, lo scorso giugno ha presentato nuove istanze per la ricerca del petrolio in tratti di mare che interessano la costa otrantina e di Melendugno e, a nord di Lecce, il litorale da Ostuni fino a Polignano a mare. Il progetto delle trivellazioni al largo delle coste brindisine affonda le sue radici nel lontano 1981, anno in cui venne individuato il giacimento petrolifero che prese il nome di “Campo aquila”. Ma è tra il 1993 e 1995, dopo la presentazione ufficiale all’allora ministro dell’Industria Paolo Savona, che risalgono i primi lavori di perforazione da cui trassero origine i due pozzi sottomarini collegati alla piattaforma “Floating production storage offloading”. L’estrazione del greggio iniziò nel 1998, per poi fermarsi a causa della manutenzione degli impianti nel 2006. E ora, nonostante non vi sia ancora l’ufficialità, l’attesa per ripartire con i lavori di estrazione è solo legata all’arrivo dell’unità “Fpso”, attualmente in cantiere a Dubai e in arrivo in Adriatico a metà settembre. A 25 miglia da Brindisi, circa 42 chilometri a nord-est della costa brindisina, due pozzi satelliti sottomarini verranno collocati a una profondità di 850 metri circa. L’area interessata dalle attività di estrazioni assegnate dall’Eni alla Saipem si estende fino a 79 chilometri dal lungomare e conta una superficie totale di 75mila ettari. Numeri inquietanti, che diventano ancor più tali nel momento in cui si parla di quantità: capacità di stoccaggio di 700mila barili e capacità produttiva giornaliera di 12mila barili di olio. Un territorio, quello salentino, già fortemente compromesso dal punto di vista ambientale dalle attività dell’Ilva e dai suoi scarichi, dal carbone di Cerano, dal fotovoltaico selvaggio che ha deturpato molte meraviglie paesaggistiche, dalla cementificazione irragionevole. Infatti il comitato “No al carbone” giura battaglia e avanza richieste di informazioni e chiarimenti alle amministrazioni locali quali il Comune di Brindisi, ora commissariato, la Provincia e la Regione Puglia, enti dai quali tutti i cittadini attendono risposte. Ma i lavori per predisporre il necessario all’impianto offshore, nel frattempo, procedono.

Alessandra Ragusa

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Northern Petroleum, no della Regione ai trivellamenti nel Basso Adriatico. Otranto ringrazia


E’ arrivato nella mattinata di oggi il coro dei no della conferenza di servizi convocata presso la sede regionale dell’assessorato all’Ambiente a seguito della richiesta della multinazionale inglese Northern Petroleum di poter effettuare ricerche di idrocarburi off shore. Sette le richieste presentate dalla compagnia petrolifera per un progetto unitario che interessa il tratto marino pugliese da Bari al Canale d’Otranto, il primo di una serie di interventi per trovare il greggio entro le 15 miglia dalla costa e installare tre piattaforme di estrazione. Presenti in conferenza dei servizi l’assessore regionale all’ambiente Lorenzo Nicastro, gli amministratori interessati – tra cui il sindaco di Otranto Luciano Cariddi, il responsabile Ambiente e demanio della Capitaneria di porto di Bari Alessandro Cortesi, il dirigente dell’area per la Tutela e sicurezza ambientale Antonello Antonicelli , la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici: “Abbiamo voluto essere confortati dal parere di tutti gli interessati”, spiega l’assessore Nicastro, “che si sono tutti espressi negativamente al riguardo, sia per iscritto che a voce. Vedremo se il ministero per l’Ambiente vorrà ugualmente rilasciare questo permesso, ignorando il rilevantissimo impatto ambientale che in un corridoio di mare come l’Adriatico avrebbero le piattaforme petrolifere off shore e l’attività di desolforazione necessaria per l’elevato tenore di zolfo degli idrocarburi adriatici”. La ricerca della Northern Petroleum, stando alla nota diffusa dalla Regione Puglia, valuterebbe inoltre il rischio sismico, ma non i pericoli dell’attività di “prospezione, ricerca e coltivazione” del petrolio pugliese, molto pregiato (definito “amaro”), e del lungo processo di raffinazione: un rischio insomma per la pesca e per l’ambiente marino, un pericolo per il possibile rinvenimento di ordigni bellici inesplosi o di fughe di zolfo, oltre che di violazione dei vincoli protezionistici europei sulle colonie di Poseidonia e Coralligeno bianco. Ed infatti la conferenza dei servizi non si è sentita di affrontare questi rischi e ha bocciato il progetto; al coro dei no, poi, si affianca anche quello del sindaco di Otranto Luciano Cariddi: “Siamo molto preoccupati per questa richiesta, visto che la Puglia tutta e la città di Otranto sono connotate da una forte vocazione turistica. Inoltre per le caratteristiche del bacino mediterraneo, che è un mare chiuso e ha una bassa capacità di rinnovo delle acque”, conclude il sindaco, “è notevole il rischio di disastri ambientali qualora si dovesse verificare un incidente”. La parola passa quindi al ministero per l’Ambiente.

Salvo Sammartino

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