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Centrale a biomasse di Cavallino: la parola alla Regione


La sorte della centrale a biomasse di Cavallino, a distanza ormai di qualche anno, sembra essere ancora incerta.
Stiamo parlando di una centrale da 37 megawatt che sarà alimentata con olio vegetale (per la precisione ne verranno bruciati 150mila litri al giorno).
Secondo il Forum Ambiente e Salute la centrale biodiesel, al di là delle sue emissioni dirette, provocherà inquinamento ambientale in ogni caso, poiché il trasporto del combustibile avverrà via mare con imbarcazioni e via terra con autocarri per la tratta Brindisi-Cavallino. Ma non solo, la costruzione dell’impianto avvelenerà e deforesterà ampie zone del terzo mondo; il tutto per un guadagno di circa cinquanta milioni di euro che, per la maggior parte, andranno a finire nelle casse di un’azienda emiliana.
Dopo la Conferenza dei Servizi, tenutasi a Bari lo scorso dicembre, in cui si è cercato di venire a capo di un’odissea che tiene con il fiato sospeso cittadini e associazioni ambientaliste ormai da molto tempo, e in cui sia l’Arpa che l’Asl hanno ribadito il parere negativo (quest’ultima presentando una nuova integrazione epidemiologica) contro quello favorevole del Comune di Cavallino e dell’azienda Tg Energie Rinnovabili, la palla rimbalza alla Regione.
A questo proposito abbiamo sentito Andrea Savonitti, portavoce del Comitato intercomunale contro la centrale a biomassa di Cavallino: “Adesso che il Ministero dell’Ambiente ha definitivamente chiarito che l’ente preposto a decidere sul procedimento unico è la Regione Puglia. Ci auspichiamo un rapido epilogo per questa vicenda che va avanti da quasi tre anni. Chiaramente, visto anche i pareri negativi ribaditi da Arpa e Asl all’ultima Conferenza dei Servizi del 16 dicembre, ci aspettiamo un inequivocabile diniego alla richiesta della società.
A tutto ciò aggiungiamo che questo tipo di impianto è già normativamente superato in quanto il Piano Paesaggistico Regionale, di recentissima adozione, vieta tali insediamenti nei terreni agricoli. La legge regionale n. 31/2008 impone la filiere corta dell’approvvigionamento e la direttiva europea 2009/28/CE del 23 aprile 2009 inserisce tra gli elementi da considerare ai fini della valutazione ambientale anche il contesto sociale in cui esso viene prodotto e la distanza tra il luogo di produzione, nel nostro caso l’Africa, e il luogo di utilizzazione del combustibile.”
Savonitti, inoltre, ci rammenta che di una decisione così importante per la tutela e la salute del nostro territorio non si dovrebbe far carico un solo comune: “Questa vicenda ha dimostrato in maniera inequivocabile che nella nostra Provincia, fatta di quasi 100 paesi addossati a pochi chilometri gli uni dagli altri, non è possibile lasciare che un singolo comune adotti autonomamente scelte che risulteranno quanto mai dannose per le comunità vicine.
E’ già successo per la discarica a servizio dell’Ato Lecce 1, formalmente in territorio di Cavallino ma a poche centinaia di metri da San Donato, sta succedendo con la discarica di servizio e soccorso abbinata all’impianto dei biotunnel, che dista meno di un chilometro da San Cesario, potrebbe succedere in maniera ancora più incisiva se il Comune di Cavallino riuscisse a farsi autorizzare dalla Regione a trasformare tutta l’area, circa cento ettari, in zona industriale, avendo in questo modo mano libera per la realizzazione di un grande polo energetico costituito da impianti eolici, solari, biomasse solide e liquide così come formalizzato nella delibera del consiglio comunale del 6 marzo 2009”.

Gianluca Conte

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Impugnato al Tar il Piano Regionale Delle Coste


Lo avevano giurato e hanno mantenuto la parola. E’ stato impugnato dinanzi al Tar di Bari il Piano Regionale Delle Coste, lo hanno fatto tramite il legale Danilo Lorenzo, Assobalneari Puglia Federbalneari ed Assobalneari Salento.

Il Prc, approvato via definitiva con delibera di giunta regionale e pubblicato sul Burp Puglia il 9 novembre 2011 e ha messo fine alla questione relativa all’atto di pianificazione generale della costa pugliese, giunto a conclusione con 4 anni di ritardo rispetto alla data che era stata fissata dalla legge regionale, individuata nel 2006.

Il vicepresidente nazionale di Federbalneari Italia Mauro Della Valle non ha usato toni gentili nel commentare la notizia: “L’impugnativa innanzi alla competente autorità giudiziaria del piano regionale delle coste attuata dalla nostra associazione rappresenta un atto dovuto per tutti coloro che veramente tutelano e difendono le imprese balneari”. L’associazione di categoria rappresentata da Della Valle è l’unica che abbia impugnato il Prc.

“L’attuazione del Prc porterà al rischio chiusura di moltissime Imprese balneari e di una fitta rete d’imprenditori che vedranno vanificati anni di sforzi e investimenti economici effettuati. Basti pensare che è prevista la revoca delle concessioni demaniali nell’ipotesi in cui la costa sia interessata da fenomeni di erosione costiera, imponendo in tal caso una ingiusta punizione a un incolpevole titolare dello stabilimento balneare”.

È intervenuto anche Il presidente regionale di Assobalneari Puglia – Federbalneari Salvatore Di Mattina: “Il Prc recentemente approvato dalla Regione Puglia rende la nostra Regione non competitiva rispetto alle altre regioni italiane votate al turismo balneare. Vengono annullati anni di sforzi da parte dell’intero tessuto dell’imprenditoria balneare pugliese finalizzati ad incrementare le presenze estive sulle nostre spiagge a vantaggio dell’intero comparto turistico”.

Jenny De Cicco

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Stop al mega eolico nel Parco dei Paduli in feudo di Supersano


Al Salento il Natale 2011 porta le fondamenta d’impegno istituzionale per la Rinascita dell’antica Foresta del Belvedere e un importante “divieto” al mega eolico e alle sue conseguenti devastazioni nel Parco dei Paduli.

A Supersano, in provincia di Lecce, durante il convegno organizzato a favore del “Parco dei Paduli – Foresta Belvedere”, che a Supersano ha uno dei suoi principali fulcri, e pertanto contro la devastazione del mega eolico speculativo e devastante che minaccia proprio quei luoghi, un convegno tenutosi il 21 dicembre 2011, l’assessore della Regione Puglia alle risorse agro-alimentari Dario Stefàno ha espresso con forza la contrarietà del suo assessorato a tale impianto, sottolineando come “il territorio pugliese sia profondamente vulnerabile ai mega progetti devastanti di eolico e fotovoltaico industriale, anche a causa di politiche energetiche nazionali poco attente alle tipicità territoriali, che dovrebbero portare il nuovo governo a un serio cambio di politica e legislazione volta a tutelare un territorio così caratterizzato e dalle delicate tipicità paesaggistiche storico-naturali e rurali incompatibili con i grandi impianti. Impianti che nulla hanno di ecologico”.

Il momento di maggiore importanza della serata si è avuto quando l’assessore ha letto, durante il suo intervento, il messaggio-documento scritto, affidatogli da Angela Barbanente, assessore regionale all’Assetto del Territorio, con il quale ha ricordato che “l’intera area dei Paduli è stata da tempo dichiarata, proprio per le sue valenze naturalistiche e storico-rurali, “Parco”, anche nel PPTR il nuovo Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia, e vasta area assolutamente non idonea all’insediamento di impianti energetici da fonte rinnovabile industriali, ovvero volti alla vendita prioritaria dell’energia prodotta, in base alla norma del Regolamento n. 24 del 30.12.2010, in attuazione delle linee guida statali in materia”. Ha dichiarato, inoltre, in anteprima assoluta, che “in data 16 dicembre 2011 il Servizio Assetto del Territorio, Ufficio Attuazione Pianificazione Paesaggistica, nell’ambito del Procedimento di Autorizzazione Unica ex D. Lgs n. 387/2003, ha espresso parere sfavorevole al progetto eolico in prioritaria questione in feudo di Supersano”.

C’è stato anche il parere espresso nel convegno dell’assessore provinciale all’Agricoltura e al Turismo Francesco Pacella, che, parlando anche a nome del presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, ha dichiarato “la più assoluta incompatibilità e inconsistenza di un progetto di eolico nell’area naturale del Parco dei Paduli, area da tutelare già riconosciuta per la sua grande importanza naturalistica e paesaggistica nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Lecce, PTCP, varato nel 2008”.

Fabio Tarantino

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Assistenza malati oncologici, Salvatore Negro chiede un intervento da parte della Regione


All’Asl di Lecce continua la protesta dei 100 operatori socio-sanitari che chiedono una proroga del contratto. Il prossimo 31 dicembre, infatti, scadrà il contratto e in loro sostegno, ancora una volta, è intervenuto il capogruppo dell’Udc alla Regione Puglia, Salvatore Negro, chiedendo un intervento da parte della Regione affinché si attivi per trovare una soluzione alla vertenza. “La proroga del contratto ai 50 operatori socio-sanitari e ai 50 autisti che prestano assistenza domiciliare ai malati oncologici dell’Asl di Lecce – ha dichiarato Salvatore Negro – è garanzia di un servizio essenziale per i cittadini che versano in condizioni di bisogno. La garanzia di tale servizio è coerente con le previsioni del piano di rientro che, anche attraverso la chiusura di diverse strutture ospedaliere, ha fatto risparmiare circa 160 milioni di euro all’Ente e ora può utilizzare parte di questo tesoretto per evitare ulteriori mortificazioni ai lavoratori e agli utenti già duramente provati dalla malattia. Tale azione è indispensabile per il recupero di credibilità della politica, soprattutto in un periodo difficile come questo aggravato da una crisi senza precedenti che sta togliendo il fiato all’intero Mezzogiorno e alla Puglia in particolare. Non garantire tale servizio significa aggravare la crisi di fiducia verso la classe politica e verso l’intero sistema sanitario pugliese già carente sotto diversi profili. In quest’ottica le dichiarazioni dei manager, peraltro nominati dalla politica, che rilasciano dichiarazioni contrastanti con le volontà espresse dall’assessore di riferimento prima e dal presidente Vendola dopo sono il sintomo di una politica alla sbando e che ha perso il suo ruolo centrale nella ricerca di soluzioni che mirino al raggiungimento del bene comune. Per questo si rende necessaria una inversione di rotta con una riforma dell’intera impalcatura della burocrazia che allo stato attuale frena e non favorisce la soluzione dei problemi e quindi lo sviluppo dell’Ente. È il momento delle scelte e il momento di fare chiarezza perché ognuno si assuma le proprie responsabilità”.

Alessandro Conte

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Pronte per dicembre le manifestazioni anti trivellazioni


Si preparano manifestazioni e proteste. Tutti uniti per bloccare le trivellazioni esplorative della Northern Petroleum. L’Udc è pronta a manifestare sotto la sede del Ministero dell’Ambiente, mentre è prevista per dicembre una giornata di mobilitazione regionale a Monopoli.

Salvatore Negro, presidente regionale Udc, lancia l’appello “Tutti a Roma a manifestare contro chi vuole distruggere le coste della Puglia. Le trivelle della Northern Petroleum devono riprendere il largo”. Lo ha ribadito esprimendo tutta la contrarietà del gruppo regionale Udc a qualsiasi ipotesi di trivellazione. “Invitiamo tutte le forze politiche della regione alla mobilitazione e a ritrovarsi a Roma nei pressi del Ministero dell’Ambiente per manifestare contro questo ennesimo scempio – ha continuato il capogruppo Udc – Impegneremo tutte le nostre forze in una protesta civile e democratica per evitare danni irreparabili che avrebbero conseguenze più che negative sulla economia pugliese. L’auspicio è che il ministro Clini possa rivedere la posizione del suo predecessore”.

Per dicembre in data da definire associazioni e gruppi politici stanno organizzando una mobilitazione dei presso Monopoli, dietro al gonfalone della Regione, per ripetere un no deciso al petrolio in Adriatico. Previsto il coinvolgimento d’istituzioni, enti locali, parlamentari, sindacati, organizzazioni professionali, associazioni, cittadini e giovani.

“Come il 7 maggio a Termoli – ha detto il presidente del consiglio regionale Onofrio Introna, incontrando a Bari presso il suo studio i rappresentanti di numerose associazioni ambientaliste impegnate nella battaglia – il gonfalone sarà il simbolo dell’unità dell’intera assemblea consiliare sulla tutela dell’ambiente marino, una posizione univoca sancita nell’articolo unico sottoposto dalla Puglia al Parlamento”. Si tratta del’iniziativa dello scorso 20 luglio che ha suscitato l’attenzione del commissario europeo all’ambiente, disponibile a raccogliere i pareri delle autonomie in protocollo che metta al bando qualsiasi attività off shore nelle acque mediterranee.

Il presidente ha confermato che proporrà l’adozione di un documento a sostegno della moratoria in Adriatico in occasione della riunione plenaria della Calre, la conferenza che si svolgerà all’Aquila, dal 24 al 27 novembre e riunirà 74 presidenti delle assemblee legislative europee. Nella stessa occasione, Introna rinnoverà ai colleghi delle Regioni adriatiche l’invito a fare approvare dai rispettivi consigli una proposta di legge alle Camere, sul modello di quella pugliese. Altra ipotesi quella dell’organizzazione di una conferenza adriatica, allargata a Balcani e Grecia.

Introna ha risposto positivamente all’appello del movimento per una stretta sinergia tra la società reale e le istituzioni.

Jenny De Cicco

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Trivelle nell’Adriatico? I politici pugliesi insorgono si muovono in modo diverso ma in maniera unanime per impedire le attività petrolifere


Il presidente del consiglio regionale Onofrio Introna scrive al neominstro dell’Ambiente Corrado Clini, Salvatore Negro propone azioni alla Greenpeace, il senatore pugliese del Pd Salvatore Tomaselli incontra il Ministro Clini nella serata di ieri, per manifestare la preoccupazione sulle autorizzazioni a effettuare ricerche e indagini geofisiche propedeutiche alle attività di estrazioni petrolifere nel Mare Adriatico, dalle Tremiti al Salento.

Clini ha assicurato il senatore Tomaselli che affronterà il dossier e che, nel corso della prima audizione in Parlamento, prevista presso la commissione Ambiente del Senato per mercoledì prossimo alle 11, risponderà alla richiesta di bloccare le procedure.

La lettera di Onofrio Introna esprime i timori nei riguardi delle azioni della società Northern Petroleum che “ha dal Governo precedente le autorizzazioni per effettuare le prospezioni al largo del nostro mare, nonostante il diniego emesso dalle sentenze del Tar”. Frazionando la richiesta di Via in cinque tronconi, ha eluso la normativa e le sentenze del Tar che impongono una sola Via, per valutare l’impatto totale degli interventi. Introna invita il ministro Clini: “Venga in Puglia ad ammirare un mare senza trivelle e intanto sospenda i permessi”.

“Mi permetto di suggerirle di iscrivere nella sua già fitta agenda di lavori una visita in Puglia, che sogna un futuro senza mostri di ferro in mare – scrive augurando poi buon lavoro al neominisrro Clini – La vicenda è nota al ministro, considerata la continuità da venti anni ai vertici amministrativi del Dicastero – ma ricordo ugualmente a Clini il no di tutto il territorio e dell’intero consiglio regionale alle prospezioni petrolifere in Adriatico, il parere negativo della Regione Puglia e di tutti gli enti e soggetti interessati, la proposta di legge alle Camere approvata il 20 luglio all’unanimità da questa Assemblea e aperta a tutte le Regioni adriatiche, per il divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi in mare”.

Si aggiunge all’appello di Introna la nota di Salvatore Negro, Udc, che annuncia azioni concrete, con metodi alla Greenpeace.

“Nessuno tocchi il mare di Puglia. Noleggeremo una nave per bloccare qualsiasi tentativo di trivellazione al largo delle nostre coste. Come Udc facciamo nostra l’iniziativa, già lanciata a settembre dal presidente della Provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese, di salpare con una nave per impedire che le trivelle della Northern Petroleum e di qualsiasi altra compagnia petrolifera si avvicinino alle coste pugliesi. Allo stesso tempo aderiamo all’invito dell’assessore regionale Lorenzo Nicastro e siamo pronti a partecipare a qualsiasi iniziativa di democratica protesta pur di scongiurare questo attentato alla bellezza del nostro mare e alla economia della Puglia che soprattutto grazie alle bellezze naturali, paesaggistiche ed architettoniche ha visto incrementare i flussi turistici sul proprio territorio negli ultimi decenni”.

Jenny De Cicco

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Il ripascimento della posidonia salverà le coste dall’erosione


L’erosione costiera potrebbe avere i giorni contati. È stato presentato il 15 novembre a Bari il primo sistema artificiale al mondo per la coltivazione e il ripascimento della posidonia oceanica. E’ il risultato del progetto Start (Sviluppo di una Tecnologia Ambientale per la Ricostruzione, la Tutela delle praterie sottomarine di posidonia e il miglioramento della sostenibilità ambientale delle operazioni su fondali), sviluppato dalla Tct di Brindisi in con Legambiente Puglia e finanziato dal Bando Aiuti agli investimenti in Ricerca per le Pmi della regione Puglia.

Questo studio rappresenta un modo per affrontare in maniera naturale l’erosione delle coste del Mediterraneo e in particolare delle pugliesi e delle salentine.

La pianta occupa circa il 3% dell’intero bacino del Mediterraneo e può arrivare a un metro di altezza formando praterie-barriere sottomarine. A causa dell’eccessiva antropizzazione delle coste la specie ha subito una drastica diminuzione del numero, entrando dal ‘90 nella lista rossa delle specie del Mediterraneo a rischio di estinzione. “Quando si realizzano opere marittime entro i 30 metri di profondità e si intercettano praterie di posidonia, la Valutazione di impatto ambientale prevede la mitigazione del danno attraverso il trapianto delle piante destinate a essere distrutte in un’altra parte del fondale. Il nostro progetto si inserisce nel mezzo di questa fase: prima del reimpianto abbiamo provato a tenere la posidonia in una sorta di incubatrice – spiega Giuseppe Scordella, coordinatore scientifico del progetto – E’ stato sviluppato un sistema a circuito idrico chiuso di cento metri quadri, in grado di mantenere condizioni ambientali stabili tipiche di un sistema marino di 15 metri di profondità. Per avviare la sperimentazione non è stata rimosso dai fondali nessuna pianta, ma sono state utilizzate, facendosi consegnare dai pescatori di Torre San Giovanni, le piantine finite nelle reti a seguito delle mareggiate. Poi abbiamo monitorato le 1500 talee trimestralmente. Esse riescono a sopravvivere in ambiente artificiale e la loro crescita è superiore rispetto a quella che si osserva nelle normali situazioni di espianto e di reimpianto. Già a partire dal primo monitoraggio è stata osservata una rilevante crescita verticale delle foglie. Al termine del progetto, la percentuale media di sopravvivenza delle talee è stata pari al 94,4 per cento dopo 9 mesi di coltivazione”.

“Ora l’impegno si sposta sul secondo e più importante passo: reinserire le talee coltivate in ambiente marittimo”, ha detto Francesco De Rinaldis, vicepresidente Tct. La tecnologia è in fase di brevettazione, ma si potrebbe pensare a delle convenzioni con le varie marinerie per l’approvvigionamento della posidonia che finisce nelle reti e che altrimenti sarebbe destinata a diventare rifiuto.

Jenny De Cicco

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Nuove cartelle Tarsu in arrivo


Nuova Tarsu in arrivo per i cittadini magliesi. Arriverà infatti nei prossimi giorni una cartella aggiuntiva della Tariffa per i rifiuti solidi urbani 2011. Si tratta di “un ruolo suppletivo relativo alla Tarsu 2011 per recuperare la differenza non più compensata dalla Regione Puglia”. Un bel problema per le dissanguate casse comunali che a fatica stanno cercando di rispettare il patto di stabilità e che ora si trovano con una somma (dovrebbe aggirarsi intorno agli 80-90mila euro) da trovare entro al fine dell’anno altrimenti bisognerà prendere atto di un possibile debito fuori bilancio. “Il comune – spiega il sindaco Antonio Fitto – ha pagato fino al 2009, secondo quanto stabilito dal commissario straordinario della Regione Puglia, Nichi Vendola, 76 euro a tonnellata. Una somma più contenuta perché fino al 2009 la Regione contribuiva alla differenza. Con l’apertura degli impianti di Poggiardo nel 2010 invece è cambiato tutto: la Regione ha stabilito che i comuni dovevano provvedere da soli. In più la mancata attivazione della discarica di soccorso di Corigliano costringe a raggiungere il più costoso sito di Ugento” . Nel corso del 2011 la novità: l’Ato ha verificato che dai 110 euro presunti si doveva passare ai 121 euro con il pericolo di arrivare a sfiorare i 140 euro per tonnellata. L’amministrazione ha quindi predisposto un manifesto in cui si informano i cittadini della novità. “Il consorzio per la gestione dei rifiuti urbani Lecce 2 – si legge – ha comunicato che il costo di trattamento trasporto e smaltimento dei rifiuti solidi urbani ha raggiunto quota 140 euro per tonnellata e ciò non consente all’amministrazione comunale di mantenere invariate, così come deliberato, le tariffe già applicate nel 2010. Negli anni precedenti la quota versata dai comuni copriva fino a 76,17 euro del costo suddetto, mentre la restante parte veniva coperta con fondi della Protezione Civile e della Regione Puglia. La Regione Puglia ha comunicato che non intende dare copertura finanziaria ai maggiori oneri, così come fatto fino al 31 dicembre 2009, invitando i Comuni a coprire i costi totali fino a concorrenza dell’intero costo di trattamento, trasporto e smaltimento dei rifiuti solidi urbani”. L’amministrazione precisa comunque che nel caso in cui la Regione dovesse rivedere la propria posizione, contribuendo al pagamento del costo ora interamente coperto dal Comune, “a tutti i cittadini verrà compensata con quanto dovuto nell’anno successivo la corrispondente somma iscritta a ruolo, tramite una riduzione delle tariffe”.

Maurizio Tarantino

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Regione Puglia: petizione contro il possibile espianto e spostamento degli ulivi


Una petizione contro la proposta di legge del gruppo Pdl in Regione Puglia che riguarda i nostri ulivi e ha suscitato indignazione. Il gruppo consiliare Il Popolo della Libertà ha presentato il 3 ottobre scorso una singolare proposta che ha suscitato polemiche. “La tutela degli ulivi monumentali è un obbligo – si legge nel testo – ma deve essere anche un’opportunità e non un impedimento allo sviluppo economico e infrastrutturale del territorio”. E viene precisato che in Puglia ci sono 60 milioni di ulivi. Di questi, 5 milioni sono delle vere opere d’arte della natura. Monumenti che devono essere tutelati, ma non necessariamente a esclusivo danno delle esigenze di sviluppo del territorio. Nello specifico viene chiesto di snellire le lungaggini burocratiche necessarie per espiantarli, proponendo il decentramento a livello comunale delle competenze per il rilascio di autorizzazioni agli espianti e spostamenti di piante secolari. Dunque, questa iniziativa andrebbe a modificare la legge regionale n. 14 del 4 giugno2007, che riguarda la ‘Tutela degli ulivi monumentali e secolari”. “La Regione Puglia – si legge in questa normativa – tutela e valorizza gli alberi di ulivo monumentali, anche isolati, in virtù della loro funzione produttiva, di difesa ecologica e idrogeologica nonché quali elementi peculiari e caratterizzanti della storia, della cultura e del paesaggio regionale”. La legge in questo senso è chiara e va a tutelare un patrimonio del nostro territorio. La suddetta idea di modifica ha mobilitato gli ambientalisti che la definiscono “Ammazza olivi secolari” e per questo hanno voluto scrivere una petizione “Nessuno tocchi gli ulivi di Puglia”, indirizzata al presidente della Regione Nichi Vendola. I cittadini si dicono seriamente preoccupati per gli sviluppi e le conseguenze che la proposta potrebbe avere e chiedono al presidente e a tutte le forze politiche, anche di livello nazionale, di rigettarla e inoltre sollecitano la scrupolosa osservanza e applicazione di ogni punto della legge.

Alessandro Conte

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Attività agrituristiche e di pescaturismo: approvato il nuovo Ddl regionale


Approvato dalla giunta regionale, su proposta dell’assessore alle Risorse Agroalimentari Dario Stefano, il disegno di legge che disciplina l’agriturismo, la pesca turismo e l’ittiturismo. Le modifiche alla Legge Regionale n.34 del 1985 erano necessarie, così come chiarito dall’assessore Stefàno. “Dopo ventuno anni – ha detto – d’interventi legislativi è divenuta ineludibile la necessità di attualizzare e modernizzare la legge”. Stefàno ha spiegato anche come oggi ci sia una nuova nozione d’imprenditore agricolo nel sistema economico e turistico pugliese. “Lo schema di disegno di legge – ha commentato – auspichiamo si arricchisca del contributo migliorativo delle associazioni di categoria, di Upi e Anci, affinché in tempi certi la nostra regione si doti di una legge largamente richiesta che ha valore strategico per lo sviluppo delle aziende e dei territori”. La nuova legge di orientamento agricolo ha introdotto una nuova categoria, le attività multifunzionali dell’impresa agricola, commercializzazione, valorizzazione, ricezione e ospitalità, normalmente inquadrate tra le attività industriali e commerciali e che ora rientrano tra le attività agricole. Cardini del decreto sono la presenza di una remunerativa attività agrituristica, l’individuazione di limiti oltre cui le caratteristiche di autentica ospitalità agrituristica si perderebbero e un’adeguata soddisfazione delle aspettative dei fruitori. Tra gli obiettivi ci sono la valorizzazione dei prodotti tipici regionali, delle produzioni di qualità e delle tradizioni enogastronomiche. Pertanto pasti e bevande delle nuove attività dovranno essere prevalentemente prodotti propri o di aziende agricole della regione, con preferenza per i prodotti Dop, Igp, Igt, Doc, Docg, a marchio “Prodotti di Puglia” e tradizionali. La novità del disegno di legge è rappresentata dall’introduzione per la prima volta in Puglia delle attività assimilate all’agriturismo, quelle svolte dai pescatori, in termini sia di ospitalità che di somministrazione dei pasti da prodotti derivanti dalla pesca. “La ratio – ha continuato Stefano – è quella di valorizzare un’attività che trova nella diversificazione del reddito dei pescatori e nella tutela e promozione delle risorse ambientali. Le due forme di turismo blu, pesca turismo (escursioni) e ittiturismo (alloggio e ristorazione) che vedono protagonisti i pescatori e le tradizioni marinare della Puglia, sono destinate a crescere rappresentando una concreta proposta di riconversione dei pescatori nel periodo di fermo-pesca, offrendo un contributo alla riduzione dello sforzo di pesca. Nostro obiettivo è disciplinare in modo organico l’esercizio, la promozione e gli interventi a favore di queste forme di attività economica che caratterizzano anche uno spicchio significativo e fortemente identitario di offerta turistica, quella rurale”.

Jenny De Cicco

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“Premio Innovazione Ict”, due vincitori per la Puglia


Allo Smau di Milano è stato assegnato il “Premio Innovazione ICT”. Il riconoscimento, alla terza edizione, è stato istituito dall’Osservatorio Smau-Politecnico e premia le aziende ed enti pubblici italiani che hanno innovato il proprio business attraverso le tecnologie digitali. Ad aggiudicarselo la Geatecno, azienda di Modugno, e l’Avvocatura distrettuale dello Stato di Bari. La Geatecno si occupa di consulenza, progettazione, realizzazione e manutenzione di impianti solari fotovoltaici, solari termici, eolici e a biomasse. Ha vinto nella categoria “Business intelligence e Customer Relationship Management (Crm)”, proprio per aver progettato un sistema open source che permette di tracciare e amministrare le informazioni sui potenziali clienti e monitorare le performance dei processi commerciali. Questo permette di avere così informazioni dettagliate e nello stesso tempo complessive. L’altro progetto premiato per la categoria Ict nella pubblica amministrazione e in sanità, è stato quello dell’avvocatura distrettuale, cioè dell’organo tecnico statale istituito nel 1876 che cura le questioni legali delle amministrazioni statali. Soddisfazione per questo traguardo anche dalla vicepresidente e assessore allo Sviluppo Economico Loredana Capone. “La nostra regione – ha detto – si conferma ancora una volta un caso di eccellenza nazionale”.

Alessandro Conte

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28 milioni di euro dalla Regione per recuperare i muretti a secco


Approvato il bando per la presentazione delle domande di aiuto relative al ripristino dei muretti a secco nel territorio pugliese. 26,5 milioni di euro previsti come finanziamento a fondo perduto a chi ne farà richiesta avendone titolo. I muri a secco sono come vene del territorio, che idealmente e fisicamente uniscono il Salento. Tesori preziosi e scrigni della memoria storica della civiltà rurale leccese. Probabilmente furono le prime costruzioni erette su questa terra di sassi. Rocce ammucchiate ai margini di un campo, sorsero così i primi argini di pietre, per necessità e come limite dei campi. Un’arte secolare tramandata da padre in figlio, u paritàru nel tempo ha costruito i muretti a secco. Il bando scade il 28 ottobre prossimo. L’azione della Regione è finalizzata a salvaguardare e migliorare il paesaggio agrario e a conservare elementi naturali e seminaturali in grado di promuovere il mantenimento delle capacità d’autoregolazione degli agroecosistemi regionali, quali i muretti a secco, ossia elementi in grado di filtrare, tamponare e conservare la qualità dell’ambiente e, più nel dettaglio, salvaguardare l’attività degli organismi vegetali e animali che vivono negli agroecosistemi dei muretti a secco, in quanto aree rifugio per i nemici naturali dei parassiti delle colture. L’obiettivo operativo e l’azione è quello di sostenere le spese legate a investimenti di ripristino dei muretti a secco già esistenti. Sono esclusi dagli aiuti la costruzione di nuovi muretti e i tratti di muretti a secco ripristinati con il beneficio degli aiuti comunitari previsti dalle misure agroambientali del Psr Puglia 2000-2006 e dal Psr Puglia 2007/2013. I beneficiari dell’azione sono gli imprenditori agricoli iscritti nel registro delle imprese agricole della Ccciaa che, in base a un legittimo titolo di possesso, conducono aziende agricole ricadenti nel territorio pugliese. Sono ammessi a finanziamento interventi finalizzati al ripristino dei muretti a secco preesistenti, i beneficiari avranno l’obbligo di rispettare la natura dell’opera originale, completare il ripristino entro 24 mesi da recepimento del finanziamento, realizzare almeno il 50% dell’opera, pena la decadenza totale dell’aiuto. La misura minima dell’opera su cui investire dovrà essere di 200 metri lineari a livello aziendale e comunque per una volumetria di intervento non inferiore a 100 metri cubi. Gli investimenti oggetto di finanziamento devono essere mantenuti in efficienza e nel rispetto della loro destinazione d’uso per una durata di 5 anni dalla data di liquidazione del saldo dell’aiuto concesso. L’aiuto pubblico concedibile è pari al 100% del costo totale sostenuto per il ripristino dei muretti a secco.

Jenny De Cicco

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