Una prospettiva petrolifera sulla costa adriatica del Salento. Ma Alternativa Comunista non ci sta e annuncia proteste e lotta senza quartiere per tutelare il territorio. Pare infatti che la Northern Petroleum abbia ottenuto due concessioni ministeriali per fare indagini esplorative attraverso l’installazione di pozzi estrattivi a una ventina di chilometri dalla riva adriatica del Salento, per la ricerca di petrolio nelle acque. Potrebbero essere tanti i comuni interessati da quest’opera, che secondo Alternativa Comunista non preannuncia nulla di buono, anche perché poco più di un mese fa questa porzione di mare è stato interessata da un terremoto: di piccola entità, ma che tuttavia testimonia un’attività sismica anche nel Canale d’Otranto. I luoghi che potrebbero essere interessati da trivellazioni sono Brindisi, Fasano, Cisternino, Ostuni, Carovigno, Meledugno, Otranto, Giurdignano, Uggiano La Chiesa, Torre Guaceto, Macchia San Giovanni, Punta della Contessa, Foce Canale Giancola, Rauccio, Aquatina Frigole, Torre Veneri, Le Cesine, Torre dell’Orso, Palude dei Tamari, Laghi Alimini, Santa Maria di Leuca, Posidonieto Capo San Gregorio, Punta Ristola. In altre parole, i “gioielli” di una zona che vive prettamente di turismo e agricoltura. “Dopo le Isole Tremiti – spiega Michele Rizzi di Alternativa Comunista – l’industria petrolifera ha puntato decisamente anche sul Salento, infischiandosene della bellezza incontaminata del mare e delle spiagge. Naturalmente le società petrolifere badano al business sulla pelle di ambiente e interessi sociali delle comunità locali, e con la complicità del governo nazionale approntano piani di trivellazione del mare per ricavare petrolio, che serve a rifornire i Paesi imperialisti nelle guerre in giro per il mondo. Alternativa Comunista manda però un messaggio chiaro alla Northern Petroleum, quello di alzare i tacchi, perché altrimenti si farà come a Scanzano. Ossia una lotta senza quartiere, perché mare e ambiente del Salento non si toccano”. Il riferimento è a Scanzano Jonico, dove nel 2003 venne deciso di istituire un deposito di scorie nucleari, ma dopo le continue proteste (e la considerazione che Scanzano sorge su un’area altamente sismica), il provvedimento fu ritirato.