di Valentina Luberto
Questa è una storia vera. No, non storcere il naso, è vera, posso
assicurartelo e te l’assicuro con la stessa convinzione con cui
ho addentato il mio pane e marmellata questa mattina.
Ascolta, c’era una volta uno schizzo, sì, uno schizzo.
Era scappato dalle grinfie d’un pittore da quattro soldi, era uno
schizzo raffinato, lui, e un giorno disse: ”Basta! Non posso
continuare ad essere torturato da questo incapace dal tratto
rozzo e indelicato”.
Come dargli torto? Lui al tratto ci teneva e anche alla sua
reputazione.
Un bel giorno, approfittando del fatto che il pittore pasticcione
non trovasse più i tappi dei colori, schizzò via!
Che bella la vita dello schizzo libero, quante cose nel mondo
ancora da colorare e, soprattutto, quante parole, parole,
parole… insomma, parole.
Lo schizzo, dopo tanto vagare, si trovò sotto un lampione.
“Che strano questo giallo, io un giallo così non l’ho mai visto!
Magari sta male: lampione, stai male?”, disse lo schizzetto
sgranando i colori.
Lo schizzo era raffinato, ma spontaneo, qualcuno direbbe quasi
un idiota.
Idiota nel senso più alto del termine, s’intende. Fatto sta che il
lampione non la prese proprio bene, questa domanda, e per tutta
risposta disse allo schizzetto impertinente: “Chi saresti tu,
piccolo ciuffo di colore andato a male? Questo è un “giallo
lampione”, un tipico “giallo lampione” !”.
Lo schizzo divenne tutto rosso e si sentì male, soprattutto,
perché il rosso con il giallo ci faceva proprio a pugni. Era
sempre uno schizzo raffinato, lui!
“Scusa, ma ti ho visto così, giallo, tutto storto, insomma,
credevo avessi mal di pancia e ti contorcessi, che avessi fatto
indigestione”, sibilò lo schizzetto, temendo le ire del lampione
che non tardarono ad arrivare.
“Idiota!” disse a gran voce il lampione.
“Lo so!” rispose fiero lo schizzetto.
“Io non sono un lampione qualsiasi, io sono stato creato da
Picasso”, ci tenne a precisare, borioso, il lampione.
Lo schizzetto divenne ancora più rosso: non aveva riconosciuto
un Picasso!
Cercò subito di rimediare: “Picasso e lampioni?”, ma qualcosa
gli diceva che avesse peggiorato più che migliorato!
“Cos’avresti da dire? Picasso fa ciò che vuole, un giorno ha
pensato a me e mi ha creato, così contorto perché in quel
periodo ero un po’, come dire, sì, proprio contorto”, precisò il
lampione che diventava ancora più giallo e si contorceva
sempre più!
“Ah, ecco perché non riuscivo a capirti, sai, io le cose contorte
non le capisco, perdo sempre il filo e, quando lo ritrovo è
troppo tardi. Sento, però, di darti un consiglio per migliorare il
tuo look: secondo me con un tono di giallo più chiaro staresti
meglio!”, osò proporre lo schizzetto che intanto volgeva
all’arancio per l’imbarazzo!
Il lampione non accettò certo di buon grado il consiglio
spontaneo dello schizzetto e diventava sempre più giallo,
contorcendosi ancora di più.
Lo schizzetto, che era sempre uno schizzetto esteta, ma anche
un po’ idiota, non sapeva più come fare per stemperare quella
tinta che i suoi occhi raffinati proprio non riuscivano a
tollerare, così, a gran voce, senza esitazione e con tutta la
sicurezza di cui era capace, esclamò: “Ti consiglio di
tranquillizzarti, il giallo così carico non è assolutamente
elegante e non lo sei neppure tu con quel tuo fare arrogante e
pittoresco!”
“Non capisci un lampione!” sentenziò il lampione ormai
sull’orlo di una crisi di nervi!
Lo schizzetto si fece pensieroso, il suo colore adesso era blu,
pensò che forse era vero, che i lampioni non li aveva mai
capiti, quelli di Picasso, poi, non tentava neppure di provare a
capirli, però una cosa la sapeva, il “giallo lampione” proprio
non gli piaceva. Picasso l’avrebbe perdonato e lui sarebbe
schizzato via alla ricerca di qualcos’altro da colorare, magari
meno giallo e meno contorto. Era sempre uno schizzo raffinato
e anche un po’ idiota, lui!