
Andrà in onda stasera nel primetime di Rai 1 “Mine vaganti” di Ferzan Ozpetek, un film interamente girato nel Salento. C’è chi definisce il fenomeno della Salentomania un buon marketing territoriale, ma ci piace guardare oltre. Certo, ai salentini farà piacere vedere i luoghi che vivono quotidianamente sul grande e, stavolta, sul piccolo schermo, ma non si tratta solo di questo, e neppure del turismo indotto dal cinema (nelle settimane scorse è persino spuntata in rete la foto dell’attore Willem Dafoe in un agriturismo locale). Si tratta anche di storie che raccontano una terra di contraddizioni. Come chi ha visto il film al cinema saprà sicuramente “Mine vaganti” è il film di Ozpetek che tratta con maggiore consapevolezza e ironia il tema dell’omosessualità: un figlio, Tommaso (Riccardo Scamarcio), dopo anni a Roma in cui ha detto alla famiglia di studiare Economia e Commercio e invece ha coltivato il desiderio di fare lo scrittore, torna a casa. I genitori sperano che affianchi il fratello Antonio (Alessandro Preziosi) nella guida del pastificio che dirigono da generazioni, ma Tommaso non solo non vuole farlo, ma decide di confessare la propria omosessualità, al fine di farsi cacciare da casa. Sarà invece Antonio, omosessuale anch’egli, a confessare tutto in una molto pubblica cena, gettando il padre (Ennio Fantastichini) in un profondo sconforto che gli causerà un infarto e vari malori a causa della paura delle chiacchiere della gente. Tra situazioni paradossali e divertenti, mostrate da un cast letteralmente in stato di grazia, in cui figurano Nicole Grimaudo, Lunetta Savino, Elena Sofia Ricci e Ilaria Occhini, e in cui finalmente si mostra un linguaggio che non è barese ma leccese, grazie alla guida della language coach Carla Guido che ha affiancato Ozpetek, si consumerà la parabola dell’accettazione e dell’amore, ma non sveliamo troppi dettagli. Questo film parla dunque di difficile accettazione del diverso, una tematica che a noi Salentini, terra di sbarchi, dovrebbe essere aliena, ma non lo è. Perché ancora si teme il diverso, magari l’omosessuale piuttosto che l’extracomunitario. È una paura sottile, che fortunatamente, almeno per i gay non sfocia in casi di cronaca drammatici, non qui nella terra del sole, del mare, del vento. È quella paura che ancora oggi spesso ci fa sorridere del diverso, ci fa immaginarlo come effeminato. Forse è proprio dal Salento, terra di confine tra diverse culture, che potrebbe partire la rivoluzione silenziosa del diverso, diverso nella propria sessualità, diverso per fede, religione, colore della pelle, cultura, abilità. Ci auguriamo che questo film faccia breccia nei cuori dei salentini. Ci auguriamo che questo cambiamento possa avvenire dentro di noi.