
Riscoprire le nostre radici, riannodare i fili della memoria, rievocare la saggezza degli avi, di una terra bruciata dal sole, di una vita i cui ritmi erano scanditi dal ciclico alternarsi delle stagioni. In un’epoca frenetica che tutto anima e confonde, la possibilità di dilatare il tempo, assaporandone con calma emozioni e sensazioni ormai sopite: questo e molto di più offre la lettura di “Alli pacci mini petre?”, ultimo lavoro di Oronzo Russo.
Come precisato nel sottotitolo, si tratta di una raccolta di detti e proverbi delle genti del Capo di Leuca, arricchita da fotografie d’epoca, capaci di “raccontare” visivamente un mondo di piccole cose, autentico e genuino nella sua rurale e ancestrale semplicità.
Oronzo Russo riscopre attraverso il dialetto l’anima primordiale delle genti che hanno popolato la nostra terra, di “un popolo sofferente e mai rassegnato,
capace di esternare quello che sente con proverbi, detti, massime, imprecazioni, preghiere”. L’autore non si limita a una mera elencazione, ma, attraverso il supporto di una ricca e approfondita bibliografia, risale alle motivazioni che hanno generato detti e proverbi, fornendo spiegazioni accurate, spesso sconosciute ai più e che a volte si perdono nella notte dei tempi.
Accanto a proverbi noti, relativi all’area geografica di Tricase e dei paesi limitrofi, trovano posto anche alcuni detti inediti, frutto della memoria di persone anziane, tramandati oralmente da padre in figlio. Il libro, una sorta di ideale prosecuzione del precedente “Mintite cu lli meju de tie…”, accompagna, dunque, il lettore alla scoperta di un’eredità che altrimenti rischia di essere dispersa, con la speranza, condivisa dall’autore, “che altri si cimentino su questa strada, nell’intento di svelare una ricchezza d’incomparabile valore che ha guidato la vita dei nostri nonni”.
Antonella Cazzato